evoluzione umana e l’audace ipotesi del biologo molecolare Pietro Buffa

L’evoluzione umana e l’audace ipotesi del biologo molecolare Pietro Buffa

Iniziamo con le presentazioni, chi è Pietro Buffa?

Mi sono laureato in biologia molecolare e ho intrapreso un percorso accademico che mi ha portato a specializzarmi in bioinformatica e genomica alla Sapienza di Roma e a collaborare per oltre 15 anni con l’Università di Catania in qualità di ricercatore.

Nel 2010 alcuni miei studi nel settore oncologico molecolare vengono premiati con un riconoscimento internazionale, il premio Marie Curie.

Ha così inizio una mia collaborazione con una delle più importanti università inglesi, il King’s College di Londra, collaborazione che durerà 3 anni.

Nel 2015 inizia la mia attività di scrittore e saggista, con la pubblicazione di due libri – oggi best seller – che affrontano l’annoso tema delle nostre origini, nel tentativo di comprendere quali “determinanti” abbiano permesso il passaggio da organismi antropomorfi scimmieschi a esseri umani moderni.

“Nessuna scoperta è stata mai fatta senza un’audace ipotesi” diceva Isaac Newton, qual è l’audace ipotesi alla base dei tuoi libri sul tema delle origini umane?

I libri che ho scritto riportano senz’altro informazioni particolari e questo poiché cerco di indagare, proprio come diceva Isaac Newton, un’audace ipotesi che rimette in gioco i fatti che riguardano il nostro passato e quindi la nostra storia biologica.

Nonostante i 150 anni di teoria evoluzionistica su base darwiniana, le origini umane rimangono ancora inesplicate per quanto riguarda una serie di aspetti critici.

L’essere umano possiede numerosi tratti morfologici, genetici e comportamentali che ci inducono a pensare che gli ominidi nostri progenitori si siano evoluti all’interno di un regime di domesticazione.

Questo particolare processo evolutivo ha permesso ai nostri antichi progenitori di evolversi verso la specie Homo sapiens, attraverso dinamiche che dovranno nei prossimi anni esser sempre più valutate. Questo è il motivo per cui la teoria di stampo darwiniano, che ben funziona con le altre specie in natura, trova invece notevoli difficoltà nello spiegare passaggi cruciali dell’evoluzione umana.

Ora, quando parliamo di domesticazione umana si aprono due tipi di scenari possibili. I nostri progenitori si sarebbero domesticati da soli? Oppure avrebbero subito una domesticazione a opera di terzi, così come avviene di solito?

Queste sono le due possibilità in gioco e generalmente in ambito ufficiale non si fa mai riferimento alla seconda ipotesi.

Nei miei libri le due possibilità vengono invece vagliate, viene quindi dato ampio spazio anche all’ipotesi “interventista” come in genere la si definisce e questa rappresenta di fatto “l’audace ipotesi” di cui parlavamo.

È solo lei a parlare di questo particolare aspetto nella nostra evoluzione biologica, oppure anche altri studiosi lo hanno fatto?

Diciamo subito che lo stesso Charles Darwin si era accorto, da scienziato acuto quale era, che sorprendentemente l’essere umano possiede tutta una serie di innate caratteristiche da animale addomesticato.

Darwin preferì però evitare di discutere nelle sue opere di Homo sapiens come di una specie addomesticata, forse per sottrarsi ad aspetti poco legati alla selezione naturale da lui proposta e che potevano richiamare alcune idee “bizzarre” proprio sull’evoluzione dell’uomo.

Tra queste idee la possibilità che i nostri progenitori avessero subito il processo di domesticazione e non ne fossero quindi gli artefici.

Per quanto mi riguarda, diciamo che dopo la pubblicazione dei primi due libri sul tema (I Geni Manipolati di Adamo prima e Resi Umani dopo), diversi colleghi hanno manifestato interesse verso aspetti che i libri stessi descrivono.

Con alcuni di questi colleghi ho iniziato un dialogo basato sulla condivisione di perplessità e di informazioni che riguardano la nostra storia biologica e molte di queste informazioni stanno trovando una ulteriore collocazione in un nuovo libro in lavorazione.

Quello che mi pare di osservare è che si stanno da qualche anno formando gruppi di studio che affrontano tematiche ritenute – a torto o ragione – “di confine”, in cui vi è spesso la presenza di figure specialistiche in vari settori.

Penso che questo sia importante e che possa rappresentare la strada giusta per passare a indagini sempre più approfondite e strutturate.

Ipotesi certamente affascinanti ma che aprono scenari “eretici” e destabilizzanti, questo cosa comporta?

L’ipotesi che dietro l’evoluzione umana vi sia l’operato di attori esterni che avrebbero guidato il processo evolutivo attraverso pressioni selettive programmate, è tanto affascinante quanto difficoltosa.

Quello che tento di fare, in quanto biologo, è vagliare questa possibilità attraverso elementi utili e considerazioni adeguate ma per farlo dobbiamo necessariamente oltrepassare alcune posizioni pregiudiziali.

Se come ho già detto, da una parte diversi studiosi manifestano interesse e stanno nascendo belle collaborazioni che porteranno mi auguro a ulteriori sviluppi, dall’altra parte ci si scontra spesso e volentieri con un ambito che considera queste linee di indagine “insensate” o “speculative”.

Questo rende difficoltoso l’avvio di progetti di ricerca basati specificatamente su una ipotesi di “eso-intervento” nella nostra storia biologica ma ciò non toglie che, attraverso la saggistica, interessanti considerazioni possono essere fatte.

Cosa pensa si debba fare per colmare i tanti interrogativi che ancora affliggono le nostre origini?

Sicuramente non chiudersi verso nulla. Questo è un errore che in generale nessun ricercatore dovrebbe commettere, in modo particolare chi indaga la nostra storia biologica e ciò che riguarda gli eventi accaduti ai nostri progenitori, eventi di cui non si ha certezza.

L'evoluzione umana e l'audace ipotesi del biologo molecolare Pietro BuffaOltrepassare certi limiti epistemologici e dogmatici di certa scienza può rappresentare alle volte uno “sconfinamento” legittimo per tentare di vagliare versioni alternative dei fatti, non è detto che questo porti necessariamente a qualcosa ma credo che valga sempre la pena tentare.

Se partiamo dal presupposto che alcune possibilità sono da rifiutare in partenza, ci si blocca nell’indagine e questo è da considerarsi un errore.


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Di Massimo Dallaglio

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