Il Genoma Quantistico Collettivo

Il Genoma Quantistico Collettivo

Dove risiede l’Inconscio collettivo teorizzato da C.G. Jung?

Possiamo identificare quel contenitore psichico comune a tutti gli esseri umani che contiene archetipi, contenuti, comportamenti e simboli che si manifestano in tutti i popoli di tutte le culture in ogni tempo e luogo?

La risposta al quesito è ricercata dalla Psico-Epigenetica Quantistica, [1] una nuova disciplina scientifica che incrocia le indagini dell’Epigenetica, della Fisica Quantistica e della Psicologia.

La Psico-Epigenetica Quantistica sviluppa il nuovo concetto di genoma quantistico collettivo, come supporto fisico cellulare dell’inconscio collettivo; in particolare, questa ricerca si fonda su queste tre fondamentali congetture:

  1. Le emozioni e gli stati di coscienza che proviamo nel corso della nostra vita sono memorizzati nel genoma delle cellule, non certo come sequenze del DNA, ma sotto forma di informazione quantistica codificata in termini di vibrazioni quantistiche e geometrie del DNA, RNA, Cromatina, DNA mitocondriale, etc.
  2. Esiste la possibilità, da parte di un individuo in particolari stati estesi di coscienza (ad es. in ipnosi), di percepire questa informazione quantistica sotto forma di immagini interiori associate alle emozioni ed agli stati di coscienza vissuti.
  3. La psiche dell’individuo, che è di natura quantistica, è altresì in grado di scambiare, memorizzare ed elaborare questa informazione quantistica codificata nel genoma al fine di garantire l’adattamento ottimale dell’individuo nell’ambiente.

Oggi sappiamo che la ricerca biochimica già descrive gli organismi viventi come sistemi aperti in grado di scambiare energia, materia ed informazioni con l’ambiente esterno, al fine di ottimizzare l’adattamento nell’ambiente in cui vivono.

La Psico-Epigenetica Quantistica ritiene che l’informazione percepita scambiata, memorizzata ed elaborata da parte di un organismo vivente non sia solo di natura biochimica ma abbia più profonde radici quantistiche: questo ha molte implicazioni in quanto il concetto di informazione quantistica è molto diverso dal concetto di informazione classica.

L’informazione quantistica è l’informazione dello stato di un sistema quantistico e come tale supera le regole dell’informazione classica: ad esempio non è deterministica e non è locale.

Queste caratteristiche ci consentono di superare il paradosso del valore C, ovvero la mancanza di correlazione tra la complessità genetica/morfologica di un organismo e le dimensioni del suo genoma, inteso in senso tradizionale.

Gli atomi presenti nel corpo umano sono molti di più del migliaio di miliardi di cellule che lo compongono. In media si può presumere che una persona di circa 70 chilogrammi sia composta da 15 miliardi di miliardi di miliardi di atomi… ed ogni atomo può stare in una molteplicità di stati, essendo composto da una miriade di particelle quantistiche…

Questa enorme complessità della vita non rappresentabile dalla semplice sequenza del DNA. Questo paradosso, tuttavia, cade quando estendiamo l’analisi all’informazione del genoma quantistico come proposto dalla Psico-Epigenetica Quantistica.

L’informazione quantistica è indelebile, non locale e non osservabile con i tradizionali metodi di indagine.

L’informazione quantistica contenuta nel materiale genetico come la cromatina, inoltre, potrebbe addirittura essere soggetta fenomeni quantistici come: tunneling, la sovrapposizione e l’entanglement.

Dunque, l’inconscio collettivo teorizzato da C.G. Jung può effettivamente trovare collocazione in questa base comune di informazione quantistica che resta indelebilmente memorizzata nel patrimonio genetico di una specie: il genoma collettivo quantistico è un collettore fisico di archetipi (sotto forma di informazione quantistica) condivisi per l’entanglement tra gli individui.

Alla luce di questo appare anche ragionevole ammettere che esista una corrispondenza tra l’informazione quantistica contenuta nel genoma delle cellule con le immagini emozionali interiori dell’individuo e con il suo stato di salute, anche dal punto di vista psichico.

Il Genoma Quantistico Collettivo

Interessanti al tal riguardo sono i riferimenti alla Psicogenetica di J. Piaget. Appare anche rilevante il geno-socio-gramma proposto dalla psicologa francese Anne Ancelin Schutzenberger (1919-2018) che propone l’idea di un inconscio familiare trasmissibile da generazione in generazione.

Nel 2014, ad esempio, la neurobiologa Isabelle Mansuy (1965) dell’Università di Zurigo ha condotto un esperimento unico sui topi, dimostrando la trasmissione genetica dei ricordi traumatici fino alla terza generazione attraverso la codifica m-RNA.

Come altro esempio, si ricorda l’attività dello psichiatra americano Ian Stevenson (1918-2007) che ha dedicato le sue ricerche allo studio di bambini che presentavano spontaneamente ricordi di quelle che sembravano vite precedenti.

Inoltre, il nuovo modello della coscienza descritto in [2] come campo quantistico (il cui potenziale prende il nome di informazione quantistica attiva) apre la strada ad ammettere che particolari stati di coscienza (es. stato di coscienza esteso) consentano non solo di percepire informazioni quantistiche genetiche (anche ancestrali) ma anche di modificare significativamente i contenuti influenzando così le espressioni dei geni (senza modificare la struttura del DNA).

Si ricorda che per stati espansi di coscienza si intendono, ad esempio, quelli indotti dall’ipnosi, dalle esperienze mistiche, dalla meditazione, ecc. in cui la propria coscienza è stata aperta a una nuova o tipo più ampio di consapevolezza.

Come altro esempio, si può citare la regressione alle vite precedenti. Si tratta una forma di ipnoterapia che riporta un individuo indietro nel tempo alle sue ipotetiche vite o incarnazioni precedenti accedendo a ricordi ed esperienze che sono normalmente nascoste nel profondo della psiche.

Non ci sono prove definitive che la regressione porti veramente a ricordare vite o incarnazioni precedenti: vite e personaggi potrebbero costituire archetipi o rappresentazioni simboliche memorizzate nel genoma quantistico collettivo.

C. G. Jug sosteneva infatti che gli archetipi «comunicano una vita psichica sconosciuta, appartenente ad un lontano passato; comunicano lo spirito dei nostri ignoti antenati, il loro modo di pensare e di sentire, il loro modo di sperimentare la vita e il mondo, […].

L’esistenza di questi stati arcaici costituisce presumibilmente la fonte della credenza nella reincarnazione e nella credenza di vite anteriori»

In sintesi, la nostra coscienza quantistica ci permette di “navigare” continuamente nell’informazione quantistica contenuta nel genoma cellulare, sebbene noi ne prendiamo consapevolezza solo in certi stati.

Infine, proprio questa possibilità da parte della coscienza di percepire, scambiare, memorizzare ed elaborare l’informazione quantistica genomica consente all’individuo di ottimizzare il suo adattamento biologico all’ambiente in cui vive.

Ing. Antonio Manzalini, PhD

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[1] https://www.scienzebiofisiche.it/coscienza-ed-epigenetica-sub-quantistica/

[2] https://www.scienzebiofisiche.it/campo-e-potenziale-quantistico-della-coscienza/

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