Cos’hanno in comune il potenziale quantistico di D. Bohm, lo spazio fluido di Marco Todeschini, la matrice spaziale di Jacopo Z. Grinberg ed i bosoni di Nambu Goldstone della Teoria Quantistica dei Campi?
Il fatto che la realtà fisica, nella sua più intima e profonda natura, è pervasa da un condensato di informazione quantistica attiva non-locale, che dà forma alla materia (vivente e non vivente) e ne guida le dinamiche.
Energia, materia, ma anche vita e coscienza, emergono da questo condensato informazionale il quale, attraverso una “dimensione nascosta”, tutto pervade, guida e tutto mette in relazione.
La Fisica del futuro guarderà sempre più a questo concetto di informazione quantistica attiva non-locale, anche nello studio della coscienza.
La coscienza potrebbe essere come la capacità di un essere vivente di elaborare, scambiare e memorizzare informazione quantistica attiva ai fini della sopravvivenza e del miglior adattamento possibile all’ambiente.
Inoltre, si dimostra che l’informazione quantistica non è osservabile e non è cancellabile: questo significa che nel momento in cui la osserviamo diventa informazione classica (come presa di consapevolezza della realtà, ad esempio), e che resta registrata per sempre.
Il potenziale quantistico di David Bohm
D. Bohm è stato uno dei fisici più ispirati della sua generazione (1917-1992). D. Bohm sviluppò un’interpretazione della fisica quantistica alternativa a quella di Copenaghen: l’equazione d’onda che descrive lo stato di una particella non è solo una funzione matematica probabilistica, bensì è veramente reale.
Inoltre, lo stato della particella è guidato da un’informazione attiva (detta potenziale quantistico), ovvero una grandezza non-locale, capace di operare ovunque istantaneamente, accoppiando tra loro tutti gli elementi dell’universo.
Per spiegare il ruolo del potenziale quantistico, D. Bohm ha spesso usato la metafora della nave e del faro: una nave si dirige verso il porto grazie alla propulsione dei suoi motori, ma è guidata nella rotta dall’informazione fornita dal faro, o dal radar.
La nave è come la particella, il potenziale quantistico è come la luce del faro, o l’informazione fornita dal radar: è informazione attiva, che guida le dinamiche.
Un altro esempio, forse più in linea con quanto verrà riportato nel seguito, è quello della nave guidata da una corrente d’acqua attiva, intelligente.
Nel 1959 Y. Aharonov e D. Bohm pubblicano un articolo nel quale si descriveva la verifica sperimentale dell’omonimo effetto: una particella quantistica elettricamente carica (ad es. un elettrone) è influenzata da campi elettromagnetici anche in regioni dove tali campi sono nulli.
In quelle regioni, pur in assenza di energia elettromagnetica, opererebbe il potenziale elettromagnetico, che esercita il ruolo di informazione attiva.
Informazione significa ordine, quindi queste intuizioni condurranno D. Bohm a formulare i concetti di ordine implicito ed esplicito.
Questa visione richiama anche la PsicoBioFisica di Marco Todeschini.
Lo spazio fluido di Marco Todeschini
Marco Todeschini (1899, 1988) si laurea in Ingegneria a Torino nel 1921, specializzandosi, in seguito, in diverse discipline della Fisica e della Biologia.
Nella PsicoBioFisica di Marco Todeschini convergono Fisica, Biologia e Psicologia, mirabilmente integrate per spiegare le leggi della Natura. Ecco come lo stesso Marco Todeschini descriveva il cuore della sua teoria:
“tutti i moti dell’Universo, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, nascono da un etere universale, in perenne moto vorticoso, capace di influenzare sia la materia che gli esseri viventi e il loro Spirito”.
Una sola legge (quella dello spazio fluido) governerebbe sia l’infinitamente piccolo sia l’infinitamente grande, e persino le nostre sensazioni, percezioni.
Ad esempio, i movimenti dello spazio fluido (ad es. vortici, vibrazioni), sollecitando i nostri organi di senso, producono delle correnti elettriche che attraverso i nervi arrivano al cervello.
Tali correnti, una volta decodificate, producono le diverse sensazioni dei nostri sensi percepite dal complesso mente-psiche.
Il cervello, ed il sistema nervoso in generale, costituiscono un raffinato sistema di controllo che decodifica le informazioni provenienti dai cinque sensi (vibrazioni e movimenti dell’etere), ma è il complesso mente-psiche, a percepire ed elaborare le informazioni associate.
Il pensiero di M. Todeschini mostra una straordinaria similitudine con il pensiero del neuroscienziato messicano J. Grinberg (1946).
La matrice di Jacobo Grinberg-Zylberbaum
Jacobo Grinberg-Zylberbaum è un neurofisiologo e psicologo nato a Città del Messico nel 1946.
Profondo cultore di sciamanesimo e discipline orientali, J. Grinberg conduce studi e sperimentazioni, secondo rigorosi metodi scientifici, su come il pensiero umano possa influenzare il mondo vivente intorno a sé.
J. Grinberg formulò la Teoria Sintérgica secondo la quale il campo energetico neuronale, che viene creato dai neuroni è in grado di modulare, dare forma ad una matrice spaziale che pervade la realtà.
Sono proprio le evoluzioni topologiche della matrice spaziale, modulate dal campo neuronale, che si propagano da mente a mente, determinando i fenomeni di telepatia, visione da remoto e così via. J. Grinberg concluse che tutte le menti individuali erano collegate l’una all’altra attraverso le fluttuazioni geometriche di questa matrice spaziale: una matrice che interconnette tutto quanto, non-localmente ed istantaneamente.
Inoltre, J. Grinberg riteneva che tali configurazioni della matrice spaziale venissero poi percepite interiormente dal soggetto come sequenze di immagini. Questo è un elemento molto importante, in quanto ci dà un raccordo con i temi della coscienza.
Secondo C.G. Jung, il susseguirsi delle immagini costituisce il linguaggio dell’inconscio: immagini interiori che evocano simboli, archetipi… contenuti nei “qualia”.
I bosoni di Nambu Goldstone della Teoria Quantistica dei Campi
La Meccanica Quantistica (MQ) nasce, com’è noto, all’inizio del ventesimo secolo e viene progressivamente consolidata nella seconda metà degli anni Venti.
In un contesto culturale e scientifico ancora profondamente influenzato dai paradigmi riduzionisti, il potenziale innovativo della MQ risulta inizialmente ridimensionato.
Le particelle (elettroni, protoni, neutroni…) erano considerate come oggetti materiali puntiformi, dotate di una doppia natura, corpuscolare ed ondulatoria.
Solo a partire dal secondo dopoguerra si iniziò a superare questa visione atomistica, con lo sviluppo della Teoria Quantistica dei Campi (TQC).
In sintesi, nella TQC non esistono onde e particelle, nel senso della MQ, ma solamente campi e “modi di oscillazione” quantizzati: la realtà è pervasa da un’intricatissima rete di fluttuazioni energetiche che si intrecciano per dare vita ad ogni tipo di materia-energia osservabile.
Anche le stesse interazioni tra i corpi, secondo le quattro forze fondamentali, sono mediate dallo scambio di bosoni (quanti dei campi di Gauge).
Questo quadro teorico – confermato con straordinaria precisione da numerose verifiche sperimentali – è alla base dell’attuale Modello Standard, e assieme al meccanismo di Higgs, spiega l’acquisizione di massa di alcune particelle dei bosoni dell’interazione elettrodebole.
La TQC si distingue dalla MQ anche per la rivisitazione del concetto di vuoto quantistico: il vuoto perde il significato classico di mezzo inerte, e diventa stato di minima energia in costante fluttuazione.
La materia stessa è per il 99,99% vuoto quantistico.
In questa visione, la realtà appare dunque espressione profonda della generazione, elaborazione, memorizzazione e scambio di informazione quantistica, le cui quantizzazioni sono tecnicamente chiamate bosoni di Nambu Goldstone (NG).
I bosoni di NG sono portatori di informazione ed organizzazione della materia.
Poiché la massa dei bosoni di NG è nulla, e la loro energia a riposo è nulla, essi si possono condensare anche in un numero infinito senza portare alterazioni ai livelli di energia dei sistemi ma semplicemente modificandone il livello di simmetria, organizzazione.
Inoltre, poiché i processi della Coscienza sono da ritenersi radicati così nel profondo della materia vivente, si può ragionevolmente immaginare che l’informazione quantistica ne costituisca elemento principale.
Conclusioni
La realtà, nella sua più intima e profonda natura, è permeata da un condensato di informazione non-locale, che dà forma alla materia, vivente e non vivente, e ne guida le dinamiche.
Energia, materia ma anche vita e coscienza emergono da questo condensato informazionale che, da una “dimensione nascosta”, tutto pervade, guida e tutto mette in relazione.
La Fisica del futuro guarderà sempre più a questo concetto di informazione quantistica attiva non-locale, anche nello studio della coscienza.
La coscienza potrebbe essere come la capacità di un essere vivente di elaborare, scambiare e memorizzare informazione quantistica attiva ai fini della sopravvivenza e del miglior adattamento possibile all’ambiente.
Ma la cosa più sorprendente è che alcuni teoremi della Fisica Quantistica assicurano che l’informazione quantistica non è osservabile e non è cancellabile: questo significa che nel momento in cui la osserviamo diventa informazione classica (come presa di consapevolezza della realtà, ad esempio), e che resta registrata per sempre.